Personal Branding: Significato, Utilità e 5 Fasi da Seguire per Costruire il tuo Brand (2024)

Già dal 1980 il concetto di brand individuale iniziava a diffondersi nella società. Ma fu solo nel 1997 che fece capolino il termine personal branding, quando lo scrittore e consulente Tom Peters scrisse un articolo a riguardo che diceva: “tutti hanno la possibilità di essere un marchio degno di nota”. Ad oltre 20 anni da quell’articolo, possiamo dire che il tempo gli ha dato ragione: in tanti hanno seguito le sue parole e puntato sul branding personale, che in molti casi ha un influenza ancora più ampia degli, e sugli, altri tipi di branding.

Cos’è il personal branding? Perché è utile ed importante creare un personal brand?

In un intervista sull’argomento, l’imprenditore e fondatore di Amazon Jeff Bezos ha definito il personal brand come “ciò che la gente dice di te quando non sei nella stanza”. Il personal brand è quindi il risultato delle azioni di personal branding atte a creare ed influenzare la percezione del pubblico su un determinato individuo. Non è diverso dagli altri tipi di branding, come il product o service branding, ma il protagonista in questo caso non è per l’appunto un prodotto o servizio ma una persona.

Grazie all’avanzare delle tecnologie digitali e all’accesso più agevolato a strumenti di digital marketing, quasi tutti noi al giorno d’oggi possiamo essere considerati personaggi pubblici e rappresentiamo un brand di noi stessi. Anche il semplice atto di condividere dei contenuti sui nostri social o blog, non solo ci espone all’opinione pubblica ma la influenza anche a formarsi opinioni su di noi e ciò che rappresentiamo.

Prendiamo l’esempio dello speaker motivazionale Tony Robbins che grazie al personal branding ha costruito un impero. Innanzitutto, che lo si odi o lo si ami poco importa, ed è bene sottolineare che questo vale per tutti: chiunque abbia un forte brand personale raccoglie tanti consensi quanti dissensi, ma il successo delle azioni del branding personale non dipendono solo dalla proporzione di quest’ultimi.

Osservando Tony Robbins e la sua carriera possiamo vedere come sia riuscito a creare un personal brand forte e modellarlo poi nel tempo con azioni mirate di branding personale, in modo tale da rimanere contemporaneo e rilevante per il pubblico alla quale si rivolge. Da Guru motivatore che urlava in faccia alla gente, ad eventi che alcuni potrebbero definire “ai limiti di quelli di un culto”, a consulente e formatore finanziario sofisticato che ha scoperto il potere del parlare in modo pacato.

Personal Branding per la Tua Carriera o Business

Creare un brand personale può essere molto utile per la propria carriera e per alcuni è addirittura indispensabile per raggiungere il successo o stare al pari con la concorrenza. Nell’era del digitale tutti googlelizzano tutto e tutti ed i risultati delle nostre ricerche influenzano in qualche modo le nostre idee e decisioni. Alcune domande da porsi per individuare il proprio brand personale sono:

  • Cercando il tuo nome su internet che risultati ottieni?
  • Quali sono i tuoi contenuti più esposti e condivisi online?
  • A che tipo di contenuti viene associato il tuo nome più di frequente?

L’esempio per eccellenza di chi basa il proprio lavoro (quasi) interamente sul personal brand sono gli influencer come, per restare in patria, Chiara Ferragni: una delle influencer italiane più famose in tutto il mondo. Tenendo a mente il discorso di prima e tralasciando simpatie ed antipatie per il personaggio, Chiara Ferragni è ad oggi molto più che una semplice influencer: è un brand riconoscibile, un’imprenditrice di sé stessa ma anche di prodotti e servizi. Tutte le azioni di branding personale da lei condotte aiutano anche i marchi delle compagnie, prodotti e servizi suoi o di altri che sponsorizza.

Come si Fa Personal Branding? 5 Fasi da Seguire per Creare un Personal Brand

Se hai deciso di creare o plasmare il tuo personal brand ma non sai da dove cominciare, riportiamo di seguito le cinque fasi del personal branding da seguire secondo il sito Forbes, con le quali concordiamo al 100%:

  • Fase 1: Intenzione

Durante questa fase crei la tua visione, obiettivi, traguardi e strategia. Prenditi il tempo che serve e non affrettare questo momento, altrimenti rischierai di trovarti in difficoltà nelle fasi successive. Poniti le seguenti tre domande per aiutarti nei compiti da svolgere:

  1. Per cosa vuoi essere conosciuto?
  2. Cosa vuoi condividere con il mondo?
  3. Cosa vuoi che rappresenti il tuo marchio, ovvero la tua persona, quando viene visto o sentito per la prima volta da qualcuno?

Prendiamo l’esempio di un graphic designer molto creativo e talentuoso, che al momento lavora in una piccola azienda ma vorrebbe, invece, trovare impiego all’interno di una più grande, con maggiori opportunità di crescita e guadagno. Vuole farsi conoscere per il suo talento di grafico ma anche per le sue skill adatte a ruoli manageriali, nella speranza di attirare l’attenzione dalle aziende giuste. Vuole condividere le sue skill per aiutare altri a migliorare le proprie, in modo tale da essere riconosciuto anche come bravo mentore nel suo campo. Vuole quindi che il suo marchio rappresenti quello di un grafico esperto nella preparazione e formazione di team.

  • Fase 2: Fondamenta

In questa fase implementi tutto ciò che hai contemplato durante la fase 1 e lo fai tramite strumenti e tecniche di personal branding come: i tuoi canali social, il design del tuo sito, il branding del tuo CV, bigliettini da visita, firma e-mail, presentazioni ed eventi. Concentrati nel costruire le fondamenta dandogli l’impronta stabilita ed assicurati che gli altri siano in grado di trovarti e percepire il tuo brand.

Riprendendo il nostro esempio del graphic designer, nella fase 2 utilizzerà gli strumenti citati, linkandoli e pubblicizzandoli tra di loro, per costruire contenuti. Inizialmente potrà sembrare di fare tanto lavoro per i like e share della mamma e gli amici storici che lo supportano sempre, ma con l’aumentare di contenuti di qualità si avvicina al suo goal finale.

  • Fase 3: Attenzione

L’obiettivo di questa fase è portare più occhi possibili su di te, cercare di uscire fuori dall’anonimato e l’oscurità che genera al tuo marchio. In poche parole, questa è la fase del “ho qualcosa di incredibile da mostrare o da dire”. Ci sono svariate tecniche di branding personale che si possono seguire per attirare l’attenzione, come ad esempio mostrare il dietro le quinte di quello che fai o realizzare campagne mediatiche con colleghi dello stesso campo.

Nel caso del nostro graphic designer potrebbe compiere azioni come:

  1. mostrare parte della realizzazione di un progetto alla quale ha lavorato
  2. tenere sessioni di “Ask me anything”, dove gli esperti rispondono alle domande di colleghi e del pubblico
  3. realizzare un podcast settimanale dove intervista altri colleghi o analizza design
  4. scrivere articoli guest post su piattaforme tematiche che rimandano ad altri contenuti che ha creato
  • Fase 4: Conversione

Questa è la fase che si raggiunge una volta ottenuta abbastanza attenzione da aver creato, di conseguenza, l’audience che serve per convertire i tuoi sforzi. Uno dei metodi più usati è creare un prodotto o servizio targhettizzato per la nostra audience. Alcuni esempi sono ebook, corsi digitali, servizi di coaching nella tua area di esperienza, seminari e workshop online o di presenza. Anche se il tuo obiettivo finale è trovare lavoro da dipendente in una compagnia, e non diventare un Tony Robbins al 100% imprenditore di te stesso, tutte le azioni di personal branding possono portare alla conversione finale di: trovare il lavoro dei tuoi sogni da dipendente felice e soddisfatto. Soprattutto se punti a ruoli competitivi, le azioni di conversione che effettuerai potrebbero servire anche a dimostrare la tua validità ed esperienza di professionista nel tuo campo ed aiutarti ad ottenere più, e migliori, offerte di lavoro.

Nel nostro esempio del graphic designer, l’obiettivo finale è trovare lavoro in un’azienda più grande, con maggiori opportunità di carriera e a capo di un team. Prima di creare un brand personale, egli poteva contare solo sulla sua formazione ed esperienza non manageriale. Dopo aver lavorato duro per creare un forte brand personale, ha invece decine, centinaia o migliaia di apprezzamenti del suo lavoro e qualità di mentore a sostegno delle sue candidature. Inoltre, una persona con un forte personal brand riceve spesso offerte di lavoro dirette da parte di recruiter ed aziende, che sono anche più disposte a negoziare termini e condizioni pur di assumere quel talento.

  • Fase 5: Ritenzione

Dopo aver creato il tuo personal brand ed ottenuto i traguardi prefissati nella fase 1 con la conversione, si passa all’ultima fase che è quella del mantenere il tuo marchio stabile e forte, in modo tale che esso continui ad avere credibilità, autorità e prestigio agli occhi del pubblico. Ciò vuol dire che anche dopo aver ottenuto il lavoro che volevi, dovrai lo stesso continuare a compiere azioni di branding personale, per evitare anche di perdere tutto il lavoro fatto fino a quel momento e ritornare nell’oscurità o essere scavalcati da qualcuno con un brand più forte del nostro.

Una volta che il nostro graphic designer avrà ottenuto quel ruolo da manager che tanto voleva, potrà e dovrà lo stesso continuare a lavorare sul suo brand, anche se in modo meno impegnativo o utilizzando tecniche diverse. In un altro articolo abbiamo parlato di come ci stia scadendo il talento, della necessità di reskilling ed upskilling, e adesso ti diciamo che ciò si applica anche al personal brand. Se il graphic designer ha costruito il suo brand sulla sua figura di mentore di un programma che domani, improvvisamente, cessa di esistere o cambia totalmente, cosa accade? Deve evolvere e/o aggiornare il suo brand, per ritenere l’influenza ed i benefit che ne derivano.

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